A Nonantola la realizzazione di un luogo per la memoria
Davanti a villa Emma. Un luogo per la memoria dei ragazzi ebrei salvati a Nonantola: 1942-43
Concorso internazionale di progettazione in 2 fasi. Primo premio.
Ente banditore/ Committente: Fondazione Villa Emma, Nonantola
Anno: 2018 / in corso
Luogo: Nonantola (Modena), via Mavora 39
Progetto: Bianchini & Lusiardi Associati; Strutture: Ing. Emanuele Fornalè Impianti: Ing. Alessandro Farina
Abbiamo fatto: Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica (2019), progetto definitivo/esecutivo (2022), direzione lavori (in corso).
Stato: In costruzione.
La Fondazione Villa Emma ha scelto lo strumento del concorso per selezionare il progetto del luogo per la memoria dedicato alla vicenda di settantatre ragazzi ebrei diretti in Palestina, che tra il 1942 e il 1943 furono accolti a villa Emma, una grande casa di campagna costruita a Nonantola a fine ‘800 come residenza estiva. Il museo-memoriale sarà costruito sull’area detta Prato Galli, situata di fronte alla villa che accolse i ragazzi. L’edificio polifunzionale comprende un allestimento museale, ambienti destinati alla Fondazione Villa Emma e una sala conferenze.
Perché il memoriale: cenni sulla vicenda storica
I giovani esuli ebrei e i loro accompagnatori arrivarono a Nonantola in due momenti diversi. ll primo gruppo di ragazzi provenienti dall’Austria e dalla Germania giunse alla stazione del paese a metà luglio 1942. In precedenza il gruppo era rimasto bloccato a Zagabria a causa dall’invasione tedesca del 6 aprile 1941 e poi in Slovenia. Grazie all’intervento della Delasem -Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei- i giovani furono accompagnati a Villa Emma, da tempo disabitata e individuata come luogo ideale per ospitare i ragazzi. Ad aprile 1943 altri trentatré ragazzi più piccoli fuggiti dalla Bosnia e dalla Croazia si unirono ai primi.
I settantatre esuli, bambini e ragazzi dai sei ai ventuno anni, si ritrovarono a quel punto in un piccolo paese contadino molto diverso per mentalità e condizioni materiali dai loro luoghi di provenienza; e tuttavia, suddiviso tra le ore di studio e quelle di lavoro, il tempo trascorso a Nonantola fu per i ragazzi un periodo positivo, denso di esperienze e relazioni intessute con molti abitanti del paese, e Villa Emma fu un rifugio temporaneo ma sicuro. Dopo l’ 8 settembre però, in seguito all’ingresso dei reparti tedeschi a Nonantola, i ragazzi furono costretti ad abbandonare la villa; alcuni di loro vennero temporaneamente nascosti nel seminario vescovile, altri trovarono rifugio in case private. Tramontata l’idea di portare il gruppo verso sud incontro agli Alleati, l’ipotesi più accreditata fu quella di far loro raggiungere la Svizzera, dove arrivarono in modo avventuroso nell’ottobre del1943. Dopo un periodo trascorso in vari campi di raccolta il gruppo si ricostituì e, finita la guerra, il 29 maggio 1945 raggiunse la Palestina via nave, da Barcellona. I ragazzi di Villa Emma si sono tutti salvati tranne Salomon Papo, di 15 anni, e il funzionario della Delasem Goffredo Pacifici.
Inquadramento territoriale
L’area oggetto di intervento, costituita da un terreno parzialmente alberato a forma di “L” su cui insistevano due fabbricati rurali in muratura si trova nella zona sud del comune di Nonantola, in provincia di Modena. Il lotto è delimitato a ovest da via Mavora, che lo separa dal parco di Villa Emma, a sud da via Donizetti mentre a est e a nord confina con aree private, urbanizzate a partire dagli anni Sessanta, caratterizzate da piccoli condomini e residenze bifamiliari.
Il progetto
Su Prato Galli insistevano due fabbricati rurali, da tempo dismessi, risalenti alla fine dell’Ottocento denominati Case Sacerdoti. La decisione, non scontata, di demolire i fabbricati per realizzare un edificio ex novo è dipesa sia dalla rigidità funzionale dei due edifici che dalla consapevolezza che gli interventi necessari al raggiungimento dei parametri strutturali e ambientali richiesti – ad esempio in termini di efficienza energetica e di rispondenza alle normative antisismiche – avrebbero snaturato i casali e condizionato le scelte rispetto agli obiettivi posti dal bando di concorso. Ma, quelle che sono state definite “le pietre che hanno osservato” la vita dei ragazzi, rimangono a testimonianza della storia sotto forma di mattoni recuperati, che saranno usati come materiale di rivestimento della parete che dall’area esterna conduce all’ingresso dell’edificio.
Nella nostra concezione del memoriale, l’edificio e il territorio del paese formano nel loro insieme il luogo per la memoria, e i binomi “interno / esterno” e “vicino / lontano” hanno costituito le linee guida del progetto; è apparso chiaro da queste premesse che non era possibile immaginare uno spazio se non sviluppato su un unico livello, un luogo dai confini “incerti” e in continua relazione con l’ambiente esterno. Questa idea è stata sviluppata lavorando su tre punti principali: la rarefazione dei confini, il riferimento alla campagna come spazio della scoperta e il riferimento alla sukkah ebraica in quanto archetipo del riparo temporaneo che accoglie e protegge durante il viaggio. La pianta del memoriale è stata disegnata su una maglia ortogonale disarticolata dalle direttrici simboliche corrispondenti ai percorsi fisici e alle relazioni umane che hanno segnato Nonantola nei giorni in cui il gruppo di ragazzi ha vissuto a villa Emma, e dalla linea ideale che collega la villa con Israele.
Le pareti e le superfici vetrate che definiscono l’involucro supportano la copertura piana punteggiata da lucernari sia fissi che apribili. Mentre la porzione di copertura che coincide con l’interno dell’edificio è formata da un solaio opaco, le aree esterne in prossimità degli ingressi sono coperte da lastre in cristallo stratificato che garantiscono protezione dalle intemperie e passaggio di luce naturale. Presenza unificante della copertura, visibile sia all’esterno che all’interno, è un frangisole a lamelle verticali, in legno all’interno e in metallo all’esterno.
Programma funzionale e distribuzione interna
Dall’area di pertinenza esterna i visitatori sono accompagnati all’ingresso dell’edificio attraverso un camminamento coperto e affiancato dalla parete rivestita con i mattoni recuperati degli edifici preesistenti. Lo spazio d’ingresso dà accesso da un lato allo spazio espositivo e dall’altro alla sala di accoglienza dei gruppi affiancata dal blocco guardaroba-servizi.
Gli uffici della Fondazione sono stati progettati per garantire flessibilità d’uso ed hanno accesso indipendente dal fronte est dell’edificio; anche l’aula polivalente, collocata a nord, può essere utilizzata per presentazioni e conferenze indipendentemente dall’apertura del memoriale.
Aspetti strutturali
La scelta del materiale per le strutture di elevazione e del solaio di copertura è ricaduta sul legno, materiale capace di fornire ottime prestazioni strutturali e termiche e adatto alla prefabbricazione.
Le pareti saranno realizzate con pannelli strutturali in legno CLT (Cross Laminated Timber); i pannelli portanti, composti da 5 strati di tavole incrociate e incollate tra loro avranno uno spessore di 100 e 160 mm. Questa tecnologia costruttiva garantisce la possibilità di realizzare la struttura in tempi ridotti rispetto ai sistemi più tradizionali e permette di spostare buona parte delle lavorazioni in officina lasciando al cantiere solo le fasi di assemblaggio. Il solaio di copertura è formato da un’orditura di travi di sezione 12 x 32 cm. con assiti lignei all’estradosso. Le fondazioni sono del tipo a platea in C.A. con cordoli a supporto delle pareti in CLT.
Materiali
Le pareti perimetrali dell’edificio sono del tipo ventilato con doppia sottostruttura lignea a correnti orizzontali e montanti verticali per il fissaggio del rivestimento esterno il legno di larice siberiano termotrattato. Le vetrate fisse e i serramenti apribili sono in alluminio a taglio termico. All’interno i materiali principali comprendono cartongesso per le pareti e per i controsoffitti degli uffici, moduli in gres in grande formato a effetto cemento per le pavimentazioni ed elementi lineari in legno per il controsoffitto dell’area espositiva, delle aree di accoglienza e della sala conferenze.
L’illuminazione naturale è garantita da grandi aperture verticali e dai lucernari in copertura filtrata dai frangisole orizzontali in metallo e dalla vegetazione. Impianti Il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo dell’edificio sono realizzati con sistema radiante a pavimento alimentato da pompe di calore aria/acqua ad alta efficienza installate all’esterno. Il progetto prevede l’installazione di circa 19,7kW di potenza nominale di pannelli fotovoltaici che saranno collocati sulla parte sud-est della copertura.
Allestimento
Il progetto di allestimento è al momento in fase di sviluppo. In linea generale, il progetto di concorso prevedeva che Il percorso espositivo fosse formato da contributi audio-video, da oggetti, stampe e testi e che un ruolo importante dell’esposizione fosse rappresentato dal racconto orale dei testimoni della vicenda, in una una narrazione a più voci. Il progetto prevedeva inoltre che le pareti di confine e i setti all’esterno fossero dedicati a immagini di contestualizzazione storica della la vicenda dei ragazzi salvati, mentre alla dorsale centrale, che è anche elemento strutturale dell’edificio, fosse affidata la narrazione dei giorni trascorsi dai ragazzi a Villa Emma e più in generale al loro rapporto con il territorio di Nonantola.
Itinerario artistico diffuso
Oltre al progetto del Memoriale, il bando di concorso richiedeva la proposta di un elemento simbolico che potesse identificare l’itinerario fra le case e i luoghi di ritrovo frequentati dai ragazzi durante il loro soggiorno a Nonantola. Il segno che abbiamo scelto, una piccola seggiola simbolo di accoglienza e di ospitalità, si lega alla parte umanamente più forte di questa storia, alla rete di abitazioni, officine e botteghe che hanno accolto il gruppo dei ragazzi di Villa Emma. Le sedie che abbiamo disegnato saranno realizzate in bronzo, materiale che nella storia della scultura ha una tradizione secolare e che in questo caso rende “straordinario” un oggetto di uso comune. Lo schienale di ogni seggiola riporterà il logo del nuovo centro e un riferimento alle tappe dell’itinerario, sul sedile invece potrà essere incisa una breve frase che fa riferimento al ruolo di quello specifico luogo nella vicenda che raccontiamo.